Legge Galasso in disuso per l’italiano avvezzo all’abuso!

La Legge Galasso, 8 agosto 1985, n. 431 (dal proponente Giuseppe Galasso : Napoli, 19 novembre 1929- Pozzuoli, 12 febbraio 2018), avrebbe voluto introdurre a livello normativo una serie di garanzie sui beni paesaggistici e ambientali, non escludendo  totalmente l’attività edificatoria, ma sottoponendola all’approvazione degli enti preposti alla tutela, nonché al competente Ministero.

Fu integrata nel “Codice dei beni culturali e del paesaggio” del 2004 e l’unica disposizione precedente in tema era quella del 29 giugno 1939, n. 1497.

Avrebbe voluto sancire (nelle pie intenzioni) che, nel caso di abusi, NON sarebbe stata prevista la possibilità di ottenere concessioni edilizie in sanatoria, ed unitamente alle sanzioni pecuniarie RESO OBBLIGATORIO il ripristino integrale dei luoghi a carico dell’autore della mascalzonata.

Ed ancora che le REGIONI sarebbero state costrette alla redazione di un piano paesaggistico che avesse tutelato il territorio e le sue bellezze sopra i 1.600 metri sulle Alpi e i 1.200 metri in Appennino, nella distanza di 300 metri dalla riva di mari e laghi e nei 150 metri dalle sponde di fiumi e torrenti, sui vulcani e nelle zone umide italiane (in Umbria, Palude di Colfiorito, n.d.r.) della (lista) Convenzione di Ramsar (Iran, 1971, quando era una Nazione sviluppata, n.d.r.) in aree di interesse archeologico, università agrarie (gestori dei beni di uso civico), nei boschi o nella vegetazione assimilata, definita con riferimento al Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 227 : “Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma dell’articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57

Tutto chiaro, dunque, e regolarmente attuato? : sì, come no!

Ieri mattina ascoltavo le interviste rilasciate ad una giornalista radiofonica da parte dei vicini degli affittuari della masseria di Castelladacia di Palermo, dove sono rimaste seppellite dal fango e dall’acqua 9 persone, e non una sfumatura di autocritica per le porcate tirate su in maniera cialtrona e in barba ad ogni regola, in primo luogo quella del buon senso.

La colpa è delo Stato, tuonava con enfasi il proprietario di un’abitazione senza licenza, presumo, che non ha ripulito l’alveo del torrente “incriminato”.

Certo, concordo, in primis dello Stato inefficiente che non ha spazzato via inutili  mezzemaniche dagli uffici dove vengono rintanati (nei cosiddetti votifici, e destra o sinistra e da Udine a Marsala, da Cuneo a Taranto, nulla cambia, garantito!), non spedendoli, armati di piccone, badile e motosega, a togliere detriti di ogni sorta dal letto dei corsi d’acqua, ma tu, probo (eh, quanto!) cittadino italiano, come mai ti sei permesso di costruire dove non avresti dovuto?

E qualcuno si ricorda dell’eco-mostro eretto nel silenzio (assenso?) di chi avrebbe dovuto vigilare nella baia di Alimuri, Vico Equense, Napoli (nella prima foto, all’inizio), polverizzato dalla dinamite il 30 novembre 2014, dopo APPENA decenni di controversie, rudere di 18.000 metri cubi appartenente alla Società SICA, amministrata da Margherita Masullo, suocera dell’europarlamentare Andrea Cozzolino, e della quale erano compari Paolo ed Anna Normale, rispettivamente cognato e moglie dell’ ex-assessore regionale ed esponente politico del PD, testè citato?

E delle migliaia di case sulle pendici del minaccioso, incombente, Vesuvio?

E delle altrettante su quelle dell’Etna?

E dello scempio nella cosiddetta Valle dei Templi, Agrigento?

E zigzagando dal Mar Tirreno al Mar Adriatico al Mar Ionio, dalla Campania alla Puglia, dalla Calabria alla Sicilia, secondo voi, quanti tratti di costa, di rive fluviali e lacustri sono tuttavia scampati a ruspe ed escavatori degli ammanicati palazzinari?

 

A dir la verità, seguitando a fatica, poi, in detta “galleria degli orrori”, io sapevo di 100 ettari al dì seppelliti nel (fu) Belpaese da catrame e cemento, a dispetto dei soli (!!!) 30 concessi dall’Unione Europea, e però da “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemi” del “Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente” (Snpa), presentato dall’”Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale” (Ispra), risulterebbe quanto segue :

«Da novembre 2015 a maggio 2016, nonostante la crisi economica che ne ha rallentato la velocità, l’Italia ha consumato quasi 30 ettari quotidiani di suolo, per un totale di 5 mila ettari (pari a 50 Kmq, n.d.r.) di territorio. Come se in pochi mesi avessimo costruito 200.000 villette».

Nel Paese delle miriadi di condoni, partoriti da politicanti parolai e affamati di consensi dei loro eguali in negativo elettori, dei rimpalli di responsabilità dai Consorzi di Bonifica ai Comuni, dalle Provincie alle Regioni per mano di burocrati invertebrati, più che tecnici qualificati, e degli infiniti ricorsi al T.A.R. di una pletora di malandrini, alla luce di quanto esposto e all’insegna del craxiano slogan : “TUTTI COLPEVOLI, NESSUN COLPEVOLE!“, beh, chi è causa del suo mal, pianga se stesso!

Infine, se davvero questi “nuovi rappresentanti del popolo“, Lega (Salvini soltanto, ad esser sinceri, e se cade lui sono guai grossi per tutti noi)) e M5Stelle, desiderassero sul serio metterci una pezza, al criminale, mafioso a tutti i livelli, caos urbanistico in vigore, cosa ci vorrebbe a porre all’ordine del giorno in Parlamento anche l’istituzione del reato di OMICIDIO per morti imputabili ad ABUSIVISMO EDILIZIO, visto che si straparla di ordire quello venatorio, dopo quello stradale, L. 23 marzo 2016 n° 41?

Leandro Raggiotti

Perugia, 06 novembre 2018