Imbe….., ehm, “imberbi” planetari, di là o di qua dall’Oceano, México o Italia é la stessa (???), certuni cacciatori, la maggioranza, salvo prova contraria, son proprio una schifezza e ahinoi, c’è mica salvezza!

Prima di raccontarvi cosa nonno Anselmo, detto Marsilio (perché nato a marzo,1878), il quale torna puntualmente dall’aldila’ ad ammonirmi oniricamente pressoché tutte le notti, stavolta avrà da dire sugli odierni cacciatori, italiani e messicani, vi offro un curioso preambolo.

Stamane, martedì 16 gennaio 2023, mentre rientravo a casa dopo un’ora di activación fisica, passata assieme ai miei, datati, compagnucci, con una fionda in mano, riconsegnatami per riparazione dopo circa un mese, ho notato sguardi sorpresi, se non spaventati, tanto che uno di questi curiosi soggetti, a 50 metri in linea d’aria da casa mia, proprio dove due notti fa, verso l’una, è avvenuto un “cortese” scambio di colpi d’arma da fuoco, mi ha fermato, esponendomi precisamente le sue preoccupazioni.

Capito?

In un País dove ogni 15 minuti viene assassinata una persona ed esiste un abnorme mercato illegale di armi di ogni genere, c’è chi si preoccupa per una fionda (9° e ultima foto).

Va be’, era solo per farvi capire con chi, quotidianamente, ho a che fare.

Detto ciò, può essere che l’abbia scritto e con qualche amico italiano già affrontato a viva voce, ma qui in México, dove si rischia una pistolettata anche da un gatto randagio, ottenere legalmente un’arma (dal mese di marzo 2019) non è impresa facile.

Innanzitutto, occorre iscriversi ad un club di cacciatori e/o di tiratori, quindi passare sotto le grinfie di una psicologa (Laboratorio medico de descuentos, Cuernavaca) con dei test mica da ridere (uno su 10, dopo un’ora e mezza, se va di lusso, gliela fa, e per questo esiste un fiorente mercato dell’usato, che però paghi il doppio del nuovo), prima ancora comunque con un analista che ti esamina la pipì, al fine di scartare l’ipotesi che tu sia un alcolista o un drogato, infine con un medico legale che dopo un’attenta valutazione di vista e udito, ti fa andare avanti e indietro su talloni e punte dei piedi, nemmeno a 70 anni fossi tuttavia un equilibrista.

Se tutto dunque va per il verso giusto (io ho superato il test con un punteggio di 90 su 100, 56 quiz su 60 risolti, oltre a non so più quanti disegni “rivelatori”), solo allora potrai rivolgerti a SE.DE.NA. (Secretaría Defensa Nacional), Ejercito Mexicano, perché in México non esistono negozi di armi (verrebbero assaltati perlomeno 10 volte al giorno ognuno), dopo essere stato iscritto in una lunghissima lista di attesa.

Quindi, e lasciamo stare i 3.000 pesos di iscrizione ad un campo di tiro, dove, in tutto il 2023, per evidenti motivi di incolumità personale, mai mi sono recato, ciò che più mi ha pesato è stato l’aver subito le Forche Caudine della frequentazione di uno dei più “imberbi” (refuso eufemistico), sedicenti, cacciatori con cui io abbia avuto a che fare, ma dal quale non potevo rifuggire, in quanto SE.DE.NA. esige che a fungere da intermediario sia esclusivamente un presidente di associazione, di un club, come sopra specificavo.

Il certificato pirxa che una mattina in pieno centro a Cuernavaca, ho rischiato di prendere a sberle, a lui e al suo, degno, segretario, causa incessanti richeste di danaro, aggiunta a pericolosa incompetenza distribuita a piene mani, più, ad ogni incontro, nuove richieste di documentazione.

Passiamo oltre, ché se no mi inalbero di nuovo, ma sul serio che sono stato in presenza di un autentico coxxxxne, calzato e vestito, piuttosto male, ad onor del vero, il quale, su in foto, esibisce un Mazacoatl, en Náhuatl, serpente-cervo, Mazatl=Cervo; Coatl=serpente; una sottospecie del Boa Constrictor, nemmeno lontanamente specie cacciabile.

Un rettile locale che può raggiungere la lunghezza di cinque metri, pericoloso soltanto per animali di grandezza variabile da un topo ad un cerbiatto.

Povero animale che ha avuto la sventura di imbattersi nei degni compari del soggetto di cui gli epiteti, presidente del club:

immaginatevi, voi, il resto della congrega, perfino con lanciatori a mano di piattelli, incoscienti, scervellati, che stanno fissi, senza protezione alcuna, innanzi allo sparatore:

credetemi, roba da matti, da potenziali omicidi.

Fatto sta che, pur avendo superato tutte le prove e inserito in elenco nell’agognata lista di attesa, non sapendo più che farci, con un fucile in mano, vista la pericolosità di eventuali colleghi di battute di caccia, e l’alta probabilità di imbattersi in fuorilegge in detti eventi, almeno per il momento (sino a che non rimedierò un amico ranchero che mi ospiti in relativa tranquillità nella sua tenuta, alla luce per di più di dette circostanze, a che pro gettare dindini al vento per uno strumento che non si potrebbe utilizzare se non con un gran patema d’animo, guardandosi le spalle?) ho soprasseduto sull’acquisizione di una carabina bolt action Wheatherby .308 (modello vattelapesca che, poiché i militari ti appioppano quello che hanno a disposizione) e con gli stessi soldi mi sono, anzi ci siamo, io e mia moglie Elsa, comprati due, magnifici, archi tradizionali (con il particolare non trascurabile che qui in México puoi andartene a zonzo ovunque in campagna senza obbligo di Porto d’arma di alcun tipo, avendo a tracolla arco e frecce in faretra, munite di punte da caccia), nonché iscritti al Club Sagittarius, sulla strada vecchia da Cuernavaca per Ciudad de México, in Santa Maria Ahuacatitlan, duecento metri circa prima del bivio per Huitzilac, località famigerata per i frequenti assalti agli automobilisti da parte di banditi:

nulla di immutato rispetto a cent’anni fa, eccetto l’utilizzo di fuoristrada in luogo di cavalli.

E veniamo al perché dei severi ammonimenti di nonno Anselmo, detto Marsilio (in ritratto, ai primi di novembre del 1917, richiamato a 39 anni di età, con tre figli, Gino, classe 1906, Gina, 1910, e Teresa, 1913, di là da venire Mario, 1919 e Gennaro, 1923, dopo il disastro di ottobre a Caporetto), circa le frequentazioni da evitare a tutti i costi.

Ebbene, dovete sapere che in sogno spesso e volentieri la mia mente si avventura su territori di caccia, immersa in canizze mozzafiato alla Lepre o in ferme spettacolari su brigate di Starne o impressionanti Fagiani.

Sempre in compagnia di babbo Gennaro, suo fratello maggiore Mario, Novello Bassetti, Nello Gaggiotti ed altri, pochi, intimi, e con nonno Anselmo, detto Marsilio, assiso su una sorta di trono, in guisa di giudice implacabile di ogni, nostra, azione.

Notti agitate in un ribollire di nostalgie, in primis quella dell’essermi vista negare la possibilità di conoscere i miei avi, di condividere con loro almeno uno sprazzo della mia vita e in particolare con nonno Anselmo, detto Marsilio, a parere di chi ebbe la fortuna di conoscerlo un’autorità in materia di caccia, quasi una leggenda per le campagne circostanti Perugia e per il quartiere di Porta Sant’Angelo, abitando egli in Via del Bulagaio, 3, a quaranta metri dall’ingresso di Palazzo Gallenga, Università per stranieri di Perugia, dove trascorse gli ultimi 5 anni della sua esistenza, lì morto infatti il 27 ottobre 1944, a 66 anni d’età.

In un domanda e risposta inaudibili a qualsiasi orecchio, però martellanti nel cuore, in una congerie di emozioni, sovente gli richiedo del perché, ad esempio, esigesse in qualità di assiduo compagno di caccia soltanto a Romolo Billi, come a cercare conferma della sua infallibilità di giudizio.

Perché sa stare alla posta alla Lepre, immobile come una statua, senza un fiato, un minimo movimento ed è infallibile!“, la sua, secca, risposta.

Nonno, ma corrisponde al vero che tu ti spostassi a cavallo, che in sella custodissi sempre la tua, fedele, Liegi e che una volta a Madonna Alta, ai tuoi tempi aperta campagna, estrema periferia di Perugia, lì dove ancora insiste una teoria di cipressi toscani, e la traccia di un vecchio pallaio, fuori dalla bottega, inferocito per uno sgarro al giuoco della morra, impugnasti la doppietta, sfoderandola dalla custodia posta sulla sella, e sparasti al tuo avversario?

No, esagerazioni del tuo babbo:

non gli sparai, perché se la dette a gambe, scomparendo in mezzo ad un campo di granturco, dove insiste la casa di Taragnoloni, il legnaiolo!

Nonno, ma quanti cani avevi, facendo arrabbiare nonna Maria?

E come mai, poi, la nonna si inquietava tanto con te: forse perché gli permettevi di entrare in casa e li governavi sin troppo bene?

Mmmmm, nonna Maria qualche volta aveva ragione a lamentarsi, il da mangiare non era abbondante, anche se noi non morivano letteralmente di fame come i nostri vicini, in particolare i Gxxmacci, provenienti dal Bisciaio, fra L’Olivello, San Giovanni del Pantano e Borgo Giglione, quella rocca dove si abbandonavano i “bisci”, i figli di N.N., “nomen nescio”, scacciati da una miseria assoluta e da cinici padroni, coperti di stracci, cui quotidianamente provvedevamo con qualche cibaria, disgraziati com’erano.

(E sui Gxxmacci, nipote privilegiato, il solo con il quale possa trattar di caccia, una debita digressione: esseri per davvero strani, primitivi direi; sotto il Fascio piegati in due e silenti di fronte ai poderosi in camicia nera e non.

A differenza nostra, che nel ’22, qualche mese prima della “Marcia su Roma”, muovemmo causa ai Bonucci, la vincemmo, trasferendoci in blocco da Murlo a Perugia e dintorni; con il più lesto in tutto, Ettore, babbo di Guglielmo, che aprì la ferramenta in Piazza Danti, a fianco del Cinema Turreno.

Quindi, sempre su questi fenomeni, passato il Fronte a giugno ’44, comunisti inferociti, dediti, però, ad accumulare soldi, per realizzare quelle proprietà che a parole aborrivano; compreso Pxxrizio, detto Xello, classe 1923, come il tuo babbo, cui asseriva esserne amico, ritornato dalla prigionia in Germania nel 1945: e per fortuna che non gli volesse male, a detta sua, no?

Bene, tutti loro, nessuno escluso, tienlo a mente, invidiosi, irriconoscenti, maldicenti: guardatene ancora tu, dai loro discendenti.

E sì che, pur trasferiti in città, io, il tuo bisnonno Giorgio, la tua prozia Apollonia e il tuo babbo Gennaro, seguitavamo a portargli pasta fusa, scarpe e vestiti dismessi:

per davvero originali i nostri contadini, non trovi??).

Chiusa la parentesi Gxxmacci, ma è fondamentale che tu non dimentichi ‘sti pellari, per me i cani, sei, furono di un’importanza primaria nella mia vita.

Senza di essi non potevo stare.

Ausiliari in gamba che di notte cacciavano da soli, e non era insolito che la mattina ritrovassi una Lepre morta dappiedi alla scalinata della nostra casa colonica nel cosiddetto podere del Colonnello, ai piedi di Monte Malbe, ad un tiro di schioppo da Pian di Massiano, mentre all’alba erano pronti ad accompagnarmi nell’immancabile uscita mattutina, dal giorno della Madonna, dell’Assunzione, 15 d’agosto, al 01 di gennaio successivo.

Non una sola volta tuttavia che, come oggi accade anche fra presunti cacciatori, purtroppo, si sovvertissero i ruoli:

ovvero che un animale andava comunque rispettato, non ridicolizzato, e trattato come tale:

accomodato su una coperta, su un tappeto, stesi sul pavimento e quando abitavo in campagna, su una lettiera di paglia, ma altro che farlo salire su di un letto od una poltrona.

Due calci in culo, ma non al cane, va da se!

Veniamo al sodo, nonno, perché devo assolutamente evitare certe compagnie?

Non t’è bastata l’escursione notturna in cui Luca Sp. ti piantò una freccia da caccia nella coscia destra, facendoti saltare un’arteria, rimediandoti sette punti di sutura esterni e 6 interni?

E i soggetti “divertenti” come Andrea, da te soprannominato “Sotto, bello”, che sa di caccia quanto io di matematica, patetico in quel suo incedere stile vagheggino, con quelle bracchette lanciate al perenne inseguimento di Quaglie o Beccacce padellate?

E come non parlarti di M. (D’Aviano???:ahahahahah), il tuttologo, l’onnisciente, che quando disquisisce di caccia diventa patetico?

Tale e quale a te prima che diventassi Guardacaccia e poi Operatore Faunistico della Provincia di Perugia, sì o no?

Dai, nipote mio, carissimo, facevi il grande, ma ne sapevi un emerito piffero.

Perché, e da allora conscio alla perfezione che se non vivi 24 ore su 24, tutti i giorni, immerso nella natura, di essa sai ZERO!!!

E dire che tu discendesti da lombi buoni, quelli del tuo babbo Gennaro, che ti trasmise perfetti geni da lepraiolo, ma tanto non bastò a trasformarti in quello che sei adesso, dopo le due, citate, esperienze lavorative!!!

Per ricordarti, insomma, che pure tu fosti come detti baggiani, stavo tralasciando il cantiniere, quello che fa dormire i cani sul divano, quello che il Bracco, eh, beh, vuoi mettere, come i suoi ce n’è affatto e i Setter non hanno “collegamento”:

ma che pensasse a potar bene la vigna, va’!

Senza dimenticare i locali, i paraculetti umbri:

Stefano, il tuo coetaneo, ridicolo, quanto equivoco, diventato da adulto cacciatore chissà di cosa, se non di guai e casini a non finire?; Massimo, ovvero l’arte di Michelasso, diventata carne ed ossa in lui, da quando uscì dal ventre materno, e con incarichi a livello nazionale : incredibile quanto vergognoso, al contempo!; Lanfranco, lo sghignazzante, inconcludente, di Spoleto e via, via, precipitando più in basso, se possibile.

Tutti forti di un minimo comun denominatore:

di un’ignoranza, mista ad incapacità, insopportabili!

E non vorrei infierire, ma come accidenti sei finito in quella bolgia che è il México, sapendo oramai da decenni che non avresti goduto della medesima libertà d’azione che avevi in Italia, mettendoti a rischio sequestro o assassinio ogniqualvolta ti fossi recato a caccia in qualsivoglia luogo di quella, malata, nazione, dove i delinquenti di ogni risma la fanno da padroni?

O molto meglio detto, lo so fin troppo bene:

è stato per tuo figlio Stefano:

ma ne è valsa la pena?

Io, anche da dove sono, e non è il Paradiso, credi che non ti “segua”, che non ti “legga”, che non “respiri” le tue apprensioni, che non “viva” i tuoi, agitati, sonni?

Quanto avrei agognato vederti ancora a caccia di qua, nella nostra Patria, impugnando la mia, bella, Liegi, con le incisioni in oro!

Comunque sia, la speranza è l’ultima a morire, ma, ricorda bene, se nell’ex Belpaese troppi nembrotti sono degli imbe….., ehm, “imberbi” planetari, oltreché dei molluschi rispetto a noi ottocenteschi, di là, in México, Dio ce ne scampi.

Sta’ attento e se potrai, ritorna, ovunque tu voglia, qui in Italia, ma fa’ ritorno.

E ricorda che, pur se non t’ho mai abbracciato, perché morto 9 anni prima che tu nascessi, t’ho sempre nel mio animo, essendo tu l’unico ad aver raccolto la mia eredità venatoria.

Ti voglio bene, e continua a sognarmi, che ciò allevia pure le mie pene“.

Di regola, apro gli occhi verso le 05,30 del mattino, mezz’ora più, mezz’ora meno, e benedico Iddio, quando ne sono turbato, allorché capiti, che abbia termine questa ridda, tourbillon, di immagini, a volte, sbiadite, altre a tinte vivaci, ma tutte lasciantemi un velo di amarezza, tristezza e rimpianto.

Amarezza, per ogni progetto andato a farsi friggere; tristezza, non sempre, a dire il vero, per alcune scelte dei miei figli; rimpianto, per tutto ciò che è sfuggito alla mia volontà, alla mia possibilità di decidere in merito, cui, da ciò che scorgo attorno, v’è punto rimedio.

Non per ora.

Inoltre, preso come sono tra il seguitare a godere di forme di convivenza nella comunità religiosa, qui nel mio quartiere, de la Capillita in divenire del Señor de la Misericordia, a Paseos del Río; più la frequentazione del folto gruppo di activación fisica del martedì e del giovedì; oltre a quella de las clases de baile negli altri giorni; con il fine di settimana presso il Club Arqueros ed eccezionali festeggiamenti a scadenze ravvicinate, che in Italia ………… ?: ma quando mai se non a casa mia o grazie a Marco Lucarelli e a pochi altri?; oppure tornarmene di là, per stare vicino a mamma Iolanda, ma rientrare, ahimè , nel “mosciume” sociale (parentale!!!), che affligge da decenni il Centro-Nord Italia, salvo rare eccezioni, come testé rimarcavo; recuperare la libertà di movimento, che in México latita per tutte le cause tirate in ballo, quando si tratta di sicurezza, riprendendo ad andarmene per boschi e valli con un futuro ausiliare, come più mi aggradi.

Vedremo, anche se alla mia, bell’eta’ il tempo non è mai galantuomo, stringendoti in un angolino, sempre più da vicino.

Leandro Raggiotti

Emiliano Zapata, Morelos, México

16 gennaio 2024